Alcuni osservatori hanno notato che i dazi recentemente annunciati dall’ex Presidente USA Donald Trump somigliano sorprendentemente ai suggerimenti forniti da chatbot di intelligenza artificiale come ChatGPT, Claude, Gemini e Grok. Anche se non ci sono conferme ufficiali, il caso solleva una domanda importante: quanto spazio stanno già prendendo le IA nelle decisioni politiche e geopolitiche?
Il fenomeno non riguarda solo la politica internazionale. Sono sempre più frequenti gli episodi di errori generati da IA usate senza un’adeguata supervisione: da siti che pubblicano notizie inventate, ad avvocati che citano documenti inesistenti. Ed è proprio per evitare questi rischi che l’AI Act europeo stabilisce un principio chiave: l’intelligenza artificiale non può mai sostituire completamente il giudizio umano.
Supervisionare un sistema di IA, però, non significa solo essere pronti a “schiacciare il pulsante rosso”. Serve una conoscenza profonda dei suoi limiti, la capacità di interpretarne i risultati e il potere di intervenire in ogni momento. Perché senza un coinvolgimento attivo delle persone, la supervisione rischia di diventare una semplice formalità, lasciando agli algoritmi il vero controllo.
Intanto, mentre l’IA entra nelle nostre abitudini quotidiane, cresce anche la sua influenza su come pensiamo, agiamo e ci relazioniamo. Un motivo in più per riflettere sul tipo di rapporto che vogliamo instaurare con queste tecnologie.
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